Sono tanti i luoghi attraversati e scrutati con curiosa attenzione in questi ultimi anni, ma quello verso cui avverto più di frequente il richiamo è un budello di terra e progressive rovine schiacciato dalla linea ferroviaria da un lato e dalla Statale Adriatica dall'altro, quasi al confine con la foce del fiume Esino. Tanta pregiata carpenteria in legno ha ceduto all'incuria ed all'usura del tempo, trasformandosi in spontanea legnaia per i senzatetto che ancora trovano rifugio in qualche antro non ancora crollato del corpo di fabbrica.
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