Quando nacque lei, avevo quarantuno anni. Frutto di una intensa passione, non ebbi la capacità di governo su di una inattesa situazione affettiva che ebbe origine due anni prima, nel clima vacanziero dell'isola di Guernsey. Conseguentemente, il mio inglese non fece grandi progressi e mi trovai, in epoca già matura e dopo un abbondante decennio di speranze e pene, proiettato nella dimensione di una convivenza irregolare e di una paternità inconsapevole. La priorità avrei voluto fosse quella di cui ora - venticinque anni dopo - mi curo solo, come in questo caso, di seminare degli indizi e qualche prova. Non mi sarebbe stato possibile, in nessun caso, trarre soddisfazione da attività necessariamente servili e con rigidi vincoli alla creatività. Così fu fino a quando non ricevetti il tragico avvertimento di un infarto, la vigilia di Pasque dell'anno 2000. A cavallo di millennio, dunque. Destino volle che il mio tempo fosse composto da un prima e da un dopo, come se avessi dovuto incarnare due identità, una opposta all'altra. Quella che fu una consapevole ed appassionata tesi accademica - Fotografia e Società. Prospettive di ricerca, Sociologia della Conoscenza, Urbino, 1983 - divenne, solo pochi anni fa, un racconto per immagini: Blast. Materiali per un'Estetica delle Rovine, Fotografia, Urbino, 2008. Già dai primi anni '70 la pratica fotografica, cui detti seguito in maniera autodidattica, mi dischiuse un orizzonte poietico che poteva valersi, o comunque riferirsi, ad esperienze artistiche cosiddette di avanguardia. Tanto per introdurre una citazione di sapore scolastico: l'Arte Concettuale. Ora che Serena pare orientata, con forti accenti motivazionali, ad intraprendere l'attività di fotografa, faccio mio lo scrupolo di fornirle, con sincera intensità, le ragioni e le cose che hanno accompagnato la mia ricerca entro tutto questo lungo arco temporale, testimone come fu della transizione dalla chimica ai bit, se così può essere definito il passaggio dall'analogico al digitale.
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