mercoledì 23 gennaio 2013

Copio & incollo.

Quando la fotografia racconta, si fa storia. La sola che ci è dato riconoscere nell'epoca della sua fine. Ogni uso che devii dalla traiettoria della testimonianza - cioè dell'impegno giornalistico, ma pure civile o politico - è solo fatto ludico o commerciale. Non Arte, in ogni caso. Allora, quanto sorprendente sarebbe se la sterminata schiera di giovani neo-fotografi per passione e per opportunità fosse altrettanto curiosa di conoscere  chi, dove, in che tempi e per quali ragioni ha scrutato il Mondo con un solo occhio?
Come chiosa (https://www.facebook.com/michele.smargiassi?fref=ts)

Copio & incollo.

Gli automatismi imperanti, l'abbondanza di opzioni di modifica dell'immagine via software e tutte le altre cianfrusaglie che addobbano sotto forma di gadget le luccicanti confezioni delle fotocamere digitali - palmari e tablets  compresi - sono la nuova frontiera della della fotografia istantanea. Se non fosse che in questa prospettiva diventa altrettanto facile per il macellaio sotto casa improvvisarsi docente di tecnica e cultura fotografiche per gabbare quel popolo di ignavi che deve colmare il vuoto del dopolavoro, il vantaggio di una presa diretta ed immediata sul reale potrebbe - in alcuni, anzi molti, casi lo è - condurre alla condivisione di un linguaggio universale. Entro questo quadro a me interessa esercitare le mie personali curiosità, ma non mi va di tacere sull'azione di chi, invece, ci specula sopra, sia pure con ingenua buona fede.

martedì 22 gennaio 2013

Copio & incollo.


Che l'istinto agiografico animi la penna di qualche giovane cronista di provincia non meraviglia, ma ad alcuni - me compreso - provoca sicuramente qualche irritazione, soprattutto quando viene offerta in lettura la mistificante visione di un processo economico e culturale in corso di accelerata espansione: la tecnologia digitale applicata alla Fotografia. Standomi molto a cuore la questione - chi conosce questa bacheca ne potrà convenire - ho trovato colme di saccente idiozia le parole che sono state suggerite dai protagonisti citati nell'articolo pubblicato nella pagina locale (Fano) de "Il Resto del Carlino" di Giovedì 17 Gennaio scorso, a firma di Tiziana Petrelli con il titolo "La fotografia di gruppo fa il pieno". Ebbene, quale che sia il riscontro ottenuto tra il pubblico fotoamatoriale da iniziative formative come quelle lì citate, a me fanno pensare soltanto una cosa: la pratica della Fotografia di massa non è tanto orientata alla promozione della Cultura Visiva, quanto all'arricchimento dell'io di formidabili ed appassionati illusionisti, con piena soddisfazione di quel Sistema Industriale che un tempo non lontano era dominato da Marchi ora defunti, ma ben rimpiazzati. 
Questo avevo in mente quando ho chiosato il pezzo del Fotocrate di ieri (http://smargiassi-michele.blogautore.repubblica.it/2013/01/21/siamo-a-secco-dimmagini/). 
Così:
"Mi permetto di dilatare la metafora dell’umido e del secco, non tanto per confermare la civile efficacia della raccolta differenziata, bensì per sottolineare come nel transito verso il dominio digitale la Fotografia, in quanto parte di un Sistema Integrato – quello della Comunicazione – abbia progressivamente liberato un’intera filiera da compiti gravi e da tempi umani. Una volta affrancata dalla liquida servitù della pellicola, sarà il contagio virale della galassia numerica a determinarne le sorti. E’ sotto gli occhi di tutti la fulminea dissoluzione di un modello produttivo, con tutto il carico di gerarchie professionali e valori estetici che si portava dietro. Sappiamo anche quel che resta, anzi che emerge: una folla sempre più numerosa di aspiranti fotografi, pronti a cedere la propria dose di ingenuità a scaltri business-men della manipolazione. Formato Euro."